Cosa ci si aspetta dai libri per bambini?

La recente decisione del sindaco di Venezia di far ritirare dalle scuole del comune una cinquantina di libri per bambini ha destato clamore in tutto il Paese. Si tratta di libri quali, giusto per citarne alcuni, Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, A caccia dell’orso di Michael Rosen, Ninna nanna per una pecorella di Eleonora Bellini e molti altri. Ebbene questi libri sono stati tacciati di portare dei contenuti, secondo alcuni, non adatti ai bambini.
Non è mia intenzione entrare nel merito di quali siano questi contenuti perchè, a mio avviso, è necessario fare un passettino indietro.

Qui si parla di lettura e letteratura per l’infanzia.

I libri, ai bambini, vanno letti solo per la gioia di stare assieme a loro. I libri non sono medicine che alleviano disagi, non sono strumenti di addestramento, sono finestre da cui guardare il mondo.
La lettura permette intimità e dialogo. Rinsalda il legame affettivo fra adulto e bambino, fra genitore e figlio. Quando la lettura avviene al di fuori delle mura domestiche diviene spesso una piacevole esperienza da fare in gruppo. Inoltre quando nelle scuole e nelle biblioteche si fanno conoscere i bei libri per bambini si crea una abitudine all’ascolto e un desiderio che la lettura si ripeta. E’ in questo piacevole reiterarsi di reciprocità di attenzione e ascolto che si rinsalda il legame affettivo fra adulto e bambino, e quando il rapporto affettivo fra i due è amorevole, ogni difficoltà, disagio, tappa di crescita vengono accolte e accettate dal bambino in modo meno faticoso perchè l’adulto ha dimostrato di essere presente e fiducioso nelle capacità del piccolo di essere in grado di cavarsela.

Leggere libri ai bambini e alle bambine serve a questo. Come effetto principale e scopo ultimo si ottiene una migliore ed efficace relazione affettiva ed è in questa relazione che l’adulto gioca il suo ruolo di educatore. Ascolto reciproco e cura amorevole sono i presupposti pedagogici in cui l’adulto propone la propria visione del mondo e della vita, i propri valori, la propria linea educativa.
Quindi non dipende dal titolo del libro cosa imparano i bambini, ma dalla vicinanza e dalla presenza degli adulti di riferimento. I bambini e le bambine acquisiscono comportamenti e seguendo l’esempio concreto e quotidiano dell’adulto da imitare.

Noto spesso la tendenza a caricare la letteratura per l’infanzia di significati che non le appartengono, ma che in ogni caso non appartengono alla letteratura in genere.
Ci chiediamo quali significati possono portare le storie? Quali interpretazioni? Argomenti, significati e interpretazioni sono tanti quanti le persone che leggono i libri, e non solo… Si modificano nel corso del tempo, perchè ogni persona cambia continuamente. Le storie, e questa è una prerogativa della letteratura, raccontano molto di chi le legge. Ognuno trova un significato, una suggestione che sente risuonare dentro di sè perchè già gli appartiene. Le risonanze e gli accordi si percepiscono soltanto in età adulta, quando le esperienze, la conoscenza e il pensiero astratto, permettono di leggere oltre le parole e fra le righe.

Ma quando si tratta di bambini e bambine?
Si crede, a torto, che leggere a un bambino equivale a impartirgli una
lezione, fargli imparare qualcosa. Se la lettura a un bambino viene vista solo in questa luce si cadrà nella trappola di considerare i libri buoni o
cattivi a seconda del contenuto e dell’effetto.

La letteratura non può essere considerata buona o cattiva. Tuttalpiù si
può dire se un libro è fatto bene o è fatto male, se è coerente nel suo
impianto, se le illustrazioni sono di qualità, se il testo è chiaro e
compresnsibile, se è originale…

Infine c’è un altro equivoco pervicace: ritenere che i bambini siano facilmente influenzabili dalle storie lette. Chi ha a che fare con i bambini, li ama e li
rispetta, sa che le storie sono un bel momento da vivere assieme e che nessuna storia influenza ciò che un bambino impara da un adulto all’interno di una relazione affettiva. Stiano tranquilli quei genitori che non vedono di buon occhio le storie lette ai propri figli a scuola. Sarà il loro comportamento di genitori a influenzare i figli, non le storie. Se temono il contrario significa che non si sentono molto saldi nel loro ruolo educativo, che non ritengono
di essere genitori autorevoli capaci di guidare i propri figli.

Da ultimo come adulto, genitore, cittadino, trovo inquietante che ci sia qualcuno che possa decidere delle mie letture, delle mie o di quelle che posso rivolgere ai bambini. La libertà di scelta e di opinione dovrebbe essere garantita sempre e comunque.

Lasciamo in pace le storie. Lasciamo in pace i libri per bambini e
anche i bambini!